Pubblicato nel 1883, Al paradiso delle signore è uno dei principali romanzi del celebre scrittore francese Emile Zola, ambientato nella Parigi del regime bonapartista di Napoleone III. Nel testo, attraverso una storia sentimentale, viene descritta la realtà dei nuovi “grandi magazzini”, il sistema di vendita che caratterizzò la città francese e la sua cultura borghese della metà dell’800 e che di fatto cambiò per sempre il modo di fare commercio nelle grandi città, aprendo la strada alla modernità. Contemporaneamente, Zola riesce a esprimere le proprie posizioni socialiste e marxiste attraverso un’interessante analisi del consumo e delle mode.
Lungo i quattordici capitoli che suddividono il testo, il lettore viene proiettato nel mondo del nuovo commercio che mise rapidamente in crisi le piccole attività di vendita nella grande città. Al centro della vicenda troviamo la giovane Denise Baudu, una giovane ragazza proveniente dalla Normandia che scopre Parigi dopo aver deciso di trasferirvisi con i suoi fratelli per trovare lavoro. Una volta giunta in città, però, si rende rapidamente conto che la possibilità di un impiego esiste soltanto nel contesto dei grandi magazzini: trova quindi un posto presso il negozio “Al paradiso delle signore”, dove si vendono vestiti prêt-à-porter per signore. Qui Denise è destinata a scoprire l’asprezza e le insidie delle relazioni personali che si instaurano fra le commesse, la precarietà del lavoro e soprattutto lo stupefacente sviluppo del negozio e dei grandi magazzini, i quali eclissano in fretta le piccole attività.
La realtà descritta da Zola è perfettamente storica – d’altronde ci troviamo in pieno naturalismo francese – e trova origine nei primi templi del consumismo che ebbero luogo proprio nella Parigi di quegli anni a partire dall’esperienza di Aristide Boucicaut, che aveva aperto il primo grande magazzino francese, il “Bon Marché”. Si trattava di una vera rivoluzione ed era orientata ad una clientela specifica: le donne della nascente classe borghese. Fu Boucicaut, un vero visionario, a introdurre i prezzi fissi per la merce, che non veniva contrattata a seconda del cliente e della classe sociale a cui apparteneva e venivano messi in mostra con delle etichette.
Tutta la merce era alla portata degli occhi e delle mani dei clienti, di fronte a loro – mentre nelle piccole botteghe era gelosamente custodita e protetta dai commercianti. Vennero stabiliti alcuni concetti basilari del commercio moderno, come la garanzia “soddisfatti o rimborsati”, l’idea dei saldi, la consegna a domicilio, oltre che una serie di servizi che facilitavano la permanenza nel magazzino delle signore: una sala lettura per i mariti annoiati, un’area giochi per i bambini e la toilette gratuita.