Casual è un termine che tutti noi abbiamo imparato a conoscere ed usare nel campo dell’abbigliamento, grazie anche al contributo delle patinate riviste di moda ed ai servizi televisivi dedicati alle ultime tendenze. Ma quanti di noi conoscono la vera storia di questa parola?
Tutto ha origine negli stadi del Regno Unito, dove casual era il termine utilizzato per indicare un movimento subculturale nato all’inizio degli anni Ottanta. Stiamo parlando degli Hooligans, gruppi di ragazzi che si recavano alle partite per cercare lo scontro con la polizia ed i tifosi della squadra avversaria. Il taglio di capelli rasato o molto corto con la presenza di basette evidenti, l’abbigliamento, composto da anfibi, polo Fred Perry, jeans ed altri elementi fortemente caratterizzanti ripresi anche dalle sottoculture Skinhead e Hard mod, li rendevano però facilmente riconoscibili agli occhi delle forze dell’ordine. Fu allora che per gli Hooligans nacque la necessità di uniformarsi alla massa pacifica dei tifosi e di avere un aspetto meno appariscente che prese appunto il nome di casual. Il movimento naturalmente non era connotato solo dall’abbigliamento e dalla passione per il calcio, ma anche dall’abuso di alcool e droghe sintetiche e dall’ascolto della musica house, punk e techno.
La prima fase inizia appunto nel nord Inghilterra degli anni Ottanta, precisamente a Liverpool. Qui gli scouser, soprannome dato agli abitanti della città, influenzarono il nuovo stile degli Hooligans con capi firmati, come Sergio Tacchini, Fila o Lacoste, che importavano in patria dopo le loro trasferte in Francia e Italia. Ma ben presto la sottocultura casual adottò l’abitudine di cambiare frequentemente abbigliamento per disorientare le forze dell’ordine prima che potessero nuovamente identificarli. Divennero quindi un simbolo anche alcuni modelli delle scarpe Adidas o New Balance e vestiti di Paul & Shark o Ralph Lauren.
La seconda ondata casual si registra invece nei primi anni Novanta e riguarda i paesi del nord Europa come Germania, Francia, Paesi Bassi e Belgio, mentre la terza risale alla fine di questo decennio e tocca per la prima volta anche i paesi del sud, come Italia, Spagna, Grecia, Serbia e Croazia. Qui il fenomeno si uniforma con il movimento autoctono degli ultras, caratterizzato da un tifo che esibisce pezze e striscioni con frasi dedicate alla propria squadra. L’Italia è un esempio perfetto di questa naturale commistione, avvenuta principalmente alla fine degli anni Novanta ed all’inizio del Duemila nei principali centri, come Roma, Milano, Genova , napoli e Torino e dilagata poi in tutta la penisola.
Nell’ultimo millennio invece la sottocultura casual d’oltremanica si è svincolata dall’ambito calcistico in senso stretto ed adotta uno stile più sobrio e meno connotato. Le ultime “tendenze” vedono uno stile legato all‘outdoor e all’alpinismo, dove materiali come il velluto o il tweed vengono abbinati a giacche tecniche.