Giugno 2017: sono passati poco più di due anni da quando il Commissario alla Concorrenza della Commissione Europea ha inviato a Google, e più precisamente ad Alphabet, la holding cui fa capo il grande motore di ricerca, un atto formale di accusa.
Ed ecco che ora a Google arriva una multa da due miliardi e quattrocentoventi milioni di euro, la più alta mai data dall’Unione Europea ad una società, che ha battuto anche quella inflitta a Intel nel 2009, tra l’altro tornata alla ribalta proprio in questi giorni per essere stata annullata.
L’accusa per Google è abuso di posizione dominante e violazione delle regole che garantiscono la corretta concorrenza all’interno della UE.
Secondo la Commissione Europea, infatti, Google avrebbe abusato della sua posizione dominante come motore di ricerca sul mercato europeo accordando un vantaggio al suo servizio di acquisti comparativi (in specifico Google Shopping) rispetto alle offerte proposte dai concorrenti, impedendo così ad altre imprese, declassandole, di competere sullo stesso mercato e per di più penalizzando la libertà di scelta dei consumatori, agendo quindi in modo illegale ai sensi delle norme antitrust europee.
Oltre alla salatissima sanzione, la Commissione Europea chiede tassativamente a Google di presentare entro sessanta giorni delle soluzioni sul suo servizio di shopping e novanta per metterle in pratica.
Google replica annunciando che prenderà in considerazione un ricorso presso la Corte di Giustizia Europea.
Agosto 2017: Google mantiene la scadenza e presenta in tempo utile alla Commissione Europea il suo piano con le proposte per porre fine ai comportamenti anti-concorrenza e non infrangere la legge europea.
Una lunga e approfondita indagine, durata ben sette anni ma che non è ancora giunta ad un finale e che vede comunque Google ancora sotto inchiesta da parte della UE per il suo sistema operativo Android, presente nella maggior parte degli smartphone oggi in commercio, e per AdSense, il software pubblicitario creato da Google che consente di guadagnare esponendo annunci, banner e altre forme di pubblicità in rete e che si basa sulle pagine che vengono maggiormente visitate da ogni singolo utente, “scegliendo” quindi la pubblicità in base alle sue presunte preferenze.
Intanto, per quanto riguarda la super-multa, innanzitutto c’è da vedere se le soluzioni proposte da Google siano ritenute soddisfacenti dall’Antitrust europeo, se il grande motore di ricerca non percorrerà comunque la strada del ricorso e se rispetterà la data del 28 settembre per interrompere le pratiche online ritenute lesive alla concorrenza apportando le opportune modifiche come gli è stato chiesto.
Sempre che Alphabet non voglia sborsare una penale del 5% sul suo fatturato giornaliero mondiale, stimato attorno ai dodici milioni di dollari al giorno… Che senza dubbio andrebbe a gravare ancora di più sul già pesante esborso per la maxi-multa.
Si tratta di una notizia importante per il mondo dello shopping online. Bisogna infatti sempre ricordare che, oltre ai grandi e-commerce di cui spesso parliamo, come Amazon e Zalando, anche Google è un player importante nel settore.