Dietro al famoso e famigerato logo Nike c’è una storia piuttosto curiosa, che vale la pena conoscere considerando che si tratta, dopo quello di Coca Cola, del logo più conosciuto al mondo. Molto amato, ma anche ‘odiato’. Il logo della Nike è stato ad esempio uno dei bersagli polemici di Naomi Klein nel noto libro No Logo in quanto rappresenta il simbolo più tatuato dagli statunitensi. Fenomeno sicuramente particolare.
La sua creatrice è Carolyn Davidson, che al tempo – era il 1971 – studiava design alla Portland State University e venne contattata da Phil Knight per disegnare un logo per la propria azienda di produzione di scarpe, la Blue Ribbon Sports che, da lì a poco, sarebbe diventata Nike. Ciò che Knight cercava era un logo semplice, una stripe, come si dice nel gergo tecnico, che però si distaccasse in modo evidente dal logo di Adidas e di altre aziende, comunicando anche un senso di movimento e di dinamismo. Le venne offerta una retribuzione di 2 dollari all’ora per il lavoro, e la Davidson accettò.
Nel giro di una settimana la giovane designer propose almeno una dozzina di proposte diverse, e fra i vari la compagnia scelse quello che oggi è universalmente noto come Swoosh. Non è chiaro se fu una scelta realmente consapevole o no al tempo dei fatti di cui parliamo, ma il nuovo logo rappresentava anche in modo evidente le ali della dea Vittoria (Nike) a cui l’azienda faceva riferimento con il proprio nuovo nome. Per il frutto di questo lavoro, il cui valore oggi è inestimabile, la Davidson venne pagata 35 dollari, corrispondenti a 17,5 ore di lavoro.
Naturalmente, visto il grande successo dell’azienda e grazie ad alcuni modelli di scarpe particolarmente simbolici (come le Nike Bruin) il logo divenne un vero e proprio riferimento culturale, in grado di comunicare e veicolare l’immaginario dell’azienda ad un solo colpo d’occhio.
Fu per questo che nel 1983 l’azienda, sempre nella persona di Phil Knight, decise di fare un regalo alla designer e di invitarla ad una festa a sorpresa, con la scusa di condividere un pranzo. Le venne offerto un anello d’oro con la forma del logo Swoosh ed un diamante, e in segno di gratitudine le vennero offerte 500 azioni aziendali, che al tempo valevano 150 dollari l’una ed oggi hanno aumentato di dieci volte il proprio valore azionario.
Quando fu rilasciato sul mercato, il design mostrava il nuovo logo in una varietà di colori per contraddistinguersi maggiormente dagli alti produttori di scarpe, ma col passare del tempo i colori più usati dall’azienda furono il rosso ed il bianco come tonalità principali, come ben sanno i nostalgici possessori di un paio di Air Max 1 o di Air Jordan 1.